Webinar “Basta scambi di armi e sicurezza con Israele!” Giovedì 18 marzo alle 17 presentazione del dossier e della campagna “embargo militare contro Israele”
Giovedì 18 marzo alle ore 17, nell’ambito della Israeli Apartheid Week*, sarà presentato in Italia il Dossier Embargo militare contro Israele che si potrà seguire sulla pagina facebook di BDS Italia. Interverranno personalità del mondo culturale e di realtà sociali palestinesi ed italiane, forze sindacali con esperti del commercio di armi e sistemi di sicurezza: Moni Ovadia (artista), Wassim Damash (ricercatore), Antonio Mazzeo (ricercare e giornalista), Cinzia Della Porta (USB), Fausto Gianelli (GGDD), Giorgio Beretta (OCA), Samed Ismail (A Foras), Rossana De Simone (PeaceLink), Majed Abusalama (BDS Gaza e Berlino).
Israele usa la forza e la tecnologia militare per mantenere il suo sistema di occupazione militare e di apartheid, per procedere gradualmente all’annessione dei territori palestinesi, per attuare una politica di minacce e aggressioni nei confronti di altri paesi sovrani del “Medio Oriente” ponendo a rischio la stabilità e le prospettive di pace in tutta la regione. Grazie a un secolo di repressione e contro-insurrezione, attraverso una guerra infinita contro i palestinesi e la conseguente militarizzazione nella vita quotidiana, Israele ha potuto introdurre nella sua produzione di armi tecnologie molto raffinate, utili a forze armate, agenzie di sicurezza e polizie di tutto il mondo per il controllo “securitario” delle popolazioni I territori palestinesi occupati, sostiene Jeff Halper nel suo libro La guerra contro il popolo, sono un vero e proprio laboratorio di questo approccio. Israele infatti sviluppa, affina e sperimenta sul campo, a Gaza e in Cisgiordania, armi convenzionali, sistemi missilistici di intercettazione, di sorveglianza, di controllo della folla, raccolta di dati biometrici, usando i palestinesi come cavie. Rivende poi il tutto sul mercato globale.
Fino al 70% della produzione militare israeliana viene esportata, principalmente nel Sud del mondo e in particolare, come già detto, verso regimi corrotti e autoritari che utilizzano tali armi per commettere genocidi, pulizia etnica e altre gravi violazioni dei diritti umani. Le sue esportazioni sono utilizzate anche per costruire muri, promuovere la sorveglianza, abilitare la profilazione razziale e la repressione da parte di corpi di polizia razzisti contro i diritti delle popolazioni indigene, dei migranti e dei difensori dei diritti umani. Nella repressione dei moti di rivolta negli Stati Uniti e altrove si riconoscono i tratti, i metodi e gli strumenti usati dalla polizia israeliana
Israele è riuscito a trasformare il suo know-how nel campo della sicurezza in influenza politica e a stringere relazioni militari ufficiali con almeno 150 paesi, molti dei quali feroci dittature. Grazie agli offici che offre in tutto il mondo, Israele gode di una totale impunità e ottiene che governi, aziende e centri di ricerca cooperino e finanzino la sua industria militare e della sicurezza, nonostante le accertate violazioni del diritto internazionale ed i crimini di guerra nei confronti dei palestinesi e di altri popoli. La stessa UE finanzia attività di ricerca svolta da compagnie militari israeliane mentre i suoi membri commerciano in armi.
La società civile palestinese chiede da tempo un embargo militare globale nei confronti di Israele per porre fine a questa complicità, per rendere manifesta la responsabilità di Israele per i suoi crimini e mettervi fine. Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo attuare una strategia complessa, fatta di azioni dirette, attività di lobbying e campagne di sensibilizzazione e di pressione sulle imprese che collaborano con Israele. Amnesty International e diversi governi locali in tutto il mondo chiedono la fine del commercio di armi con Israel
Il Dossier, opera collettiva a cura di BDS Italia, è stato realizzato con il sostegno di PeaceLink e la collaborazione del Collettivo A Foras. Si pone l’obiettivo di far conoscere anche ai non addetti ai lavori la realtà degli intensi rapporti tra Israele, l’Italia e la UE nel settore degli armamenti e del controllo securitario, denunciando collaborazioni e complicità a livello politico, economico e accademico. Documenta le dimensioni e le articolazioni dell’economia di guerra di Israele, il coinvolgimento del mondo accademico e della ricerca nel militare, lo sviluppo di tecnologie nel campo del controllo securitario e la dimensione inquietante del nucleare israeliano. Sono inoltre ricordate alcune iniziative avviate da attivisti a livello locale nel tempo e in realtà diverse: dalla campagna nei confronti di AXA, che ha avviato un parziale disinvestimento dal militare israeliano a seguito delle proteste internazionali, alle azioni in Lombardia e in Sardegna, sottoposta da decenni al colonialismo interno e al giogo delle servitù militari, di cui anche le forze israeliane godono –come non membro partecipante- nelle esercitazioni NATO e internazionali che vi si svolgono..
La campagna Embargo è finalizzata al blocco degli scambi accademici, scientifici e commerciali di tipo militare e securitario con Israele. Paese che, benché piccolo, è il 7°esportatore di armi al mondo (il 3° verso l’Italia) e il 17° come importatore. Con una spesa militare di oltre 15 miliardi di dollari l’anno in continua ascesa, Israele spende per il settore militare tra 6,5 e 8,5 % del suo PIL.
Chiede l’embargo militare totale contro Israele finché non riconoscerà uguali diritti a tutti i cittadini che abitano la Palestina storica, non si ritirerà da tutti i territori occupati, non consentirà il ritorno dei profughi e non libererà i prigionieri politici.
*L’ Israeli Apartheid Week è un’annuale serie internazionale di eventi tenuti in diverse università e parti del mondo. Ha come obiettivo far conoscere la natura di apartheid del sistema israeliano e far crescere le campagne di Boicottaggio Disinvestimenti e Sanzioni. Quella del 2021 è la diciassettesima edizione ed ha luogo nella settimana dal 16 al 21 marzo, per ricordare che il 21 marzo è il giorno internazionale contro la discriminazione razziale e si commemora il massacro di Sharpeville.