Paesi Baschi: il sindacato Lab processa le banche

Servizio di Marco Santopadre per Contropiano.org

"Mentre i responsabili della crisi capitalista rimangono impuniti ed anzi continuano ad accumulare profitti, i lavoratori che protestano vengono repressi, criminalizzati e sottoposti a processo". Intervista a Igor Urrutikoetxea, dirigente del sindacato Lab.

I sindacati concertativi spagnoli non hanno ancora indetto lo sciopero generale contro il governo di Madrid, nonostante la durezza delle misure approvate dal consiglio dei ministri contro i lavoratori. Qual è la vostra agenda di lotta?

Il 29 marzo non sarà un giorno normale per il Paese Basco. Il nostro popolo risponderà con uno sciopero generale alle politiche che le istituzioni neoliberiste del governo spagnolo stanno imponendo con la scusa della crisi capitalista. Le ultime misure approvate dal governo di estrema destra del Partido Popular guidato da Mariano Rajoy si sommano a quelle che già in passato erano state realizzate dal governo socialdemocratico di Zapatero. Già durante il governo del PSOE i licenziamenti erano stati resi meno costosi per le imprese, era stata aumentata l’età per andare in pensione da 65 a 67 anni, era stata tagliata la spesa sociale e si era continuata la privatizzazione del settore pubblico.

Ora la destra spagnola, pressata dall’Unione Europea, sta portando le politiche di Zapatero alle estreme conseguenze.

E’ vero. L’attacco intrapreso da Rajoy contro i lavoratori è senza precedenti. Eende più bassi gli indennizzi ai lavoratori licenziati senza giusta causa. L’indennizzo passa dai 45 giorni di salario per ogni anno lavorato fino ad un massimo di 42 mensilità a soli 33 giorni per anno lavorato per un massimo di 24 mensilità.
Da ora in poi i licenziamenti collettivi (Expediente de Regulación de Empleo –ERE-) saranno completamente a discrezione dell’impresa, senza nessun avallo da parte della autorità.
Si prevede la possibilità di applicare licenziamenti collettivi anche nella pubblica amministrazione.
Si prevede il licenziamento in caso di assenteismo anche in quei casi in cui le assenze dal posto di lavoro siano state giustificate. In questo caso l’indennizzo al lavoratore licenziato sarà di 20 giorni di salario per ogni anno lavorato per un massimo di 12 mensilità.
Si rafforza il ruolo delle Agenzie di Lavoro Temporaneo (Empresas de Trabajo Temporal - ETT) e si estendono i contratti precari.
Si indebolisce il negoziato collettivo concedendo priorità al negoziato a livello di settore e di impresa.
Bisogna sottolineare che se queste misure attaccano l’insieme dei lavoratori e delle lavoratrici dello Stato Spagnolo, il fatto che il governo pretenda di applicarle in violazione esplicita di quella che è stata sempre la volontà della classe lavoratrice basca è inammissibile. Dico questo perché la realtà politica, sociale, economica, del lavoro e sindacale nel Paese Basco è totalmente differente rispetto a quella del resto dello Stato Spagnolo e il governo lo sa bene.

Quali sono le principali differenze tra il contesto basco e quello statale? 

I sindacati baschi, nell’ambito dei territori baschi, sono maggioritari: possono contare su una rappresentatività pari al 65% dei lavoratori totali, mentre CCOO e UGT, che sono i sindacati maggioritari nello Stato, sono minoritari nel Paese Basco con meno del 30%. Inoltre alle ultime elezioni (20 novembre del 2011) il Paese Basco è stato l’unico territorio nel quale la sinistra ha vinto, con un risultato straordinario per la sinistra indipendentista riunita nella coalizione Amaiur. Questo per ribadire che nel Paese Basco esiste una maggioranza sindacale, politica e quindi sociale molto più progressista rispetto all’opinione pubblica spagnola.
Per questo, da quando la crisi capitalista ha cominciato a manifestare i suoi effetti nel ciclo attuale, quello basco è stato l’unico popolo senza Stato dell’Unione Europea che ha risposto con un volume enorme di mobilitazioni sociali e sindacali proprie, che ci ha portato a realizzare ben 3 scioperi generali dal 2009. Quella che i sindacati baschi hanno convocato per il 29 de marzo sarà quindi il quarto sciopero generale da allora. Sarà una sorta di volano nella lotta contro le politiche antisociali e antioperaie che i governi spagnoli – che siano socialdemocratici o di destra poco importa – applicano nel Paese Basco. Lo sciopero è una ulteriore tappa in questa lunga lotta che stiamo portando avanti quotidianamente in tutti i settori e a tutti i livelli.

Quali sono stati i momenti salienti fino ad ora? 

Per citare gli esempi più recenti: l’11 febbraio (cioè il giorno dopo l’approvazione da parte del Consiglio dei Ministri delle misure) si sono tenute manifestazioni convocate dalla sinistra indipendentista basca nei capoluoghi delle province basche che hanno visto la partecipazione di migliaia di persone. Il 25 febbraio il nostro sindacato, LAB, insieme agli altri che compongono la maggioranza sindacale basca, insieme a movimenti sociali e politici, ha manifestato a Bilbao con 20.000 persone. Ieri a Iruñea (Pamplona in castigliano) abbiamo realizzato una sorta di processo popolare a Emilio Botín, padrone del Banco Santander (uno dei principali nello Stato Spagnolo) per denunciare il ruolo nefasto che stanno giocando le banche e i poteri finanziari nella gestione della crisi capitalista. Mentre i governi dell’Unione Europea tagliano lavoro e stato sociale e non hanno problemi ad impoverire la classe lavoratrice, continuano a regalare miliardi di euro di denaro pubblico alle banche e ai grandi capitalisti, i veri responsabili di questa crisi. Per denunciare questo ruolo il 7 settembre del 2010, all’interno della giornata di mobilitazione internazionale convocata dalla Federazione Sindacale Mondiale (FSM), decine di militanti di LAB hanno occupato una succursale del Banco Santander a Iruñea. In conseguenza di quella azione di protesta pacifica 7 compagni del nostro sindacato sono stati giudicati oggi dalla ‘giustizia’ spagnola. Il nostro “processo popolare” a Emilio Botín e alle banche, che abbiamo realizzato di fronte al Palazzo di Giustizia di Pamplona, è stata una risposta al processo-farsa al quale vengono sottoposti i nostri compagni e le nostre compagne.
Mentre i responsabili della crisi capitalista rimangono impuniti ed anzi continuano ad accumulare profitti, i lavoratori che protestano vengono repressi, criminalizzati e messi a processo. Approfitto dell’occasione che ci concede Contropiano per ringraziare della solidarietà che ci è giunta in queste ore, al sindacato Lab e ai lavoratori processati, da tutto il mondo. In particolare voglio ringraziare l’Unione Sindacale di Base e la Federazione Sindacale Mondiale.

L'occupazione del Banco Santander nel 2010: 

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