Intervento di Cinzia Della Porta, segretariato FSM-USB, per gli 80 anni di lotta sindacale internazionale

Nazionale -

“Stop alla violenza, allo sfruttamento e alla guerra: le lavoratrici in prima linea”

Compagne e compagni, care amiche e cari amici,

celebrare gli 80 anni della Federazione Sindacale Mondiale significa ricordare otto decenni di impegno, sacrifici e conquiste. La WFTU nasce nel 1945 dalle lotte antifasciste, dal desiderio di pace e dalla volontà dei lavoratori di tutto il mondo di costruire un futuro basato sulla dignità, sui diritti e sull’uguaglianza. Fin dalla sua fondazione, le donne lavoratrici hanno avuto un ruolo decisivo: non come presenza simbolica, ma come forza organizzata, combattiva e determinante.

Gli 80 anni della WFTU raccontano una storia che attraversa continenti interi. In Asia, le lavoratrici dell’India sono state protagoniste degli scioperi delle piantagioni di tè ad Assam e delle fabbriche tessili di Mumbai, mentre in Vietnam, dopo la guerra, le donne furono fondamentali nella ricostruzione e nella creazione di cooperative per difendere il lavoro e i salari. In Bangladesh, le operaie del tessile – tra le più sfruttate al mondo – hanno guidato mobilitazioni enormi contro salari da fame e condizioni disumane, sostenute dalla voce internazionale della WFTU. In Palestina, le donne lavoratrici – insegnanti, infermiere, contadine e sindacaliste – affrontano quotidianamente condizioni di lavoro estremamente difficili, occupazione militare, demolizioni e violenza, e allo stesso tempo organizzano sindacati, reti di solidarietà e campagne internazionali sostenute dalla WFTU.

In Africa, la storia sindacale è legata a doppio filo con le lotte di liberazione nazionale. In Algeria, durante la guerra d’indipendenza, migliaia di donne lavoratrici sfidarono lo sfruttamento coloniale e parteciparono attivamente alla costruzione delle nuove strutture sindacali. In Sudafrica, sotto l’apartheid, le lavoratrici dei settori tessile, agricolo e domestico guidarono scioperi e campagne contro salari segregati e violenze strutturali. In Mozambico e Angola, le donne furono protagoniste nella ricostruzione dei sindacati dopo l’indipendenza, spesso in condizioni durissime. In Senegal e Ghana, le lavoratrici delle cooperative agricole e dei mercati hanno lottato contro la povertà e lo sfruttamento, diventando pilastri delle comunità locali.

In America Latina, la WFTU ha accompagnato lotte storiche contro dittature e neoliberismo. In Cile, durante la dittatura di Pinochet, molte sindacaliste furono perseguitate ma continuarono a organizzare reti clandestine di solidarietà. In Argentina, le operaie del tessile e dell’alimentare hanno guidato battaglie fondamentali contro l’erosione dei diritti e la svalutazione dei salari. In Brasile, le donne della sanità e dell’istruzione hanno diretto mobilitazioni enormi contro i tagli e le privatizzazioni. In Cuba, le donne lavoratrici hanno svolto un ruolo decisivo nello sviluppo dell’educazione e della sanità pubblica e nel consolidamento del movimento sindacale, diventando esempio internazionale di partecipazione femminile.

In Europa, le donne furono protagoniste della ricostruzione postbellica e delle lotte democratiche. In Italia, molte sindacaliste provenienti dalla Resistenza fecero avanzare conquiste fondamentali come la parità salariale, i congedi familiari e il welfare. In Grecia, le lavoratrici parteciparono alla lotta contro la dittatura dei colonnelli e, più recentemente, hanno guidato scioperi imponenti contro le misure di austerità che colpivano duramente le famiglie lavoratrici. In Francia, le operaie furono centrali nelle grandi mobilitazioni del dopoguerra e nelle lotte degli anni ’60 e ’70. Nei paesi dell’Europa orientale – come Polonia, Bulgaria, Romania – le lavoratrici hanno affrontato in prima linea le difficoltà della transizione economica, difendendo sanità, istruzione e diritti sociali contro la precarizzazione. In Portogallo, dopo la Rivoluzione dei Garofani, furono proprio le lavoratrici a rafforzare il ruolo dei sindacati nella costruzione di un nuovo sistema di diritti.

Questa lunga traiettoria ci mostra una verità semplice ma potente: in ogni continente, in ogni epoca e sotto ogni regime, sono state le donne lavoratrici a portare avanti le battaglie più dure, più coerenti e più coraggiose per la dignità, la giustizia e la libertà.

Donne contro la guerra

La lotta delle donne non si limita al lavoro: sono le prime vittime della guerra, ma anche le prime voci della pace. In Palestina, le donne lavoratrici affrontano quotidianamente occupazione, demolizioni, restrizioni e violenza militare. Nonostante ciò, guidano sindacati, associazioni femminili e reti di solidarietà internazionale. Grazie al sostegno della WFTU, le loro denunce raggiungono il mondo intero: contro l’occupazione, contro l’ingiustizia e contro lo sfruttamento, le donne palestinesi trasformano la resistenza in azione organizzata. La loro lotta è un esempio potente di come le lavoratrici possano essere protagoniste della pace: ogni sciopero, ogni assemblea, ogni mobilitazione è una sfida alla guerra e all’oppressione. Oggi più che mai contro l’occupazione, il genocidio.

Lotta contro la guerra oggi: economia di guerra, UE e governi

Oggi, la guerra non è solo un conflitto militare, ma anche un sistema economico. governi e Unione Europea vedono nell’economia di guerra l’unica via per gestire crisi, deficit e profitti delle grandi imprese. Il riarmo, le spese militari crescenti, le guerre commerciali e le politiche di austerità imposte alle classi lavoratrici dimostrano che la guerra è diventata un modello economico, oltre che sociale e politico. La WFTU, insieme alle lavoratrici e ai lavoratori di tutto il mondo, rifiuta questo modello: chiediamo investimenti nella salute, nell’istruzione, nei servizi pubblici, nella sicurezza dei lavoratori, e non nelle armi. Le donne sindacaliste, in particolare, sono spesso in prima linea a denunciare questa logica perversa: difendono la vita, la pace e i diritti dei popoli contro la macchina della guerra.

Non possiamo parlare di pace senza parlare di imperialismo. Le guerre e l’economia di guerra sono strumenti dell’imperialismo, che sfrutta territori, risorse e popolazioni per accumulare profitti e consolidare il potere. La WFTU e le lavoratrici del mondo sanno che la lotta per i diritti dei lavoratori è indissolubilmente legata alla lotta contro l’imperialismo: sostenere i popoli oppressi, denunciare le aggressioni militari, difendere la sovranità nazionale e costruire reti di solidarietà internazionale sono tutte azioni necessarie per un mondo giusto. Le donne lavoratrici, che spesso subiscono in prima persona gli effetti delle guerre imperialiste, sono protagoniste di questa battaglia: ogni sciopero, ogni mobilitazione contro le ingiustizie locali o globali è un atto di resistenza all’imperialismo.

Oggi, come ieri, la WFTU afferma con forza:

  • stop alla violenza fisica, economica e psicologica contro le donne;
  • stop alle discriminazioni salariali e alla precarietà, che colpiscono soprattutto le giovani lavoratrici;
  • stop alle guerre e all’imperialismo, che distruggono comunità intere e aggravano lo sfruttamento e la povertà;
  • diritto delle donne alla rappresentanza sindacale e alla leadership, in ogni settore e in ogni paese.

Ottant’anni di WFTU significano ottant’anni di donne che hanno lottato, sofferto, costruito, guidato. Donne che hanno sfidato dittature, multinazionali, colonialismi, imperialismi e pregiudizi secolari. Donne che hanno trasformato la storia della classe lavoratrice mondiale.

Il futuro della WFTU passerà ancora e sempre dalle loro mani: quelle che curano, che producono, che insegnano, che costruiscono e che non si arrendono mai.

Viva la lotta delle lavoratrici!
Viva la solidarietà internazionale!
Viva la WFTU!

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Statement on behalf of the WFTU, on 80 years of international trade union struggle

 by Cinzia Della Porta, FSM-USB secretariat,

“Stop violence, exploitation and war: women workers on the front line”

Comrades and friends,

Celebrating 80 years of the World Federation of Trade Unions means remembering eight decades of commitment, sacrifice and achievements. The WFTU was founded in 1945 out of anti-fascist struggles, the desire for peace and the will of workers around the world to build a future based on dignity, rights and equality. Since its foundation, women workers have played a decisive role: not as a symbolic presence, but as an organised, combative and decisive force.

The 80 years of the WFTU tell a story that spans entire continents. In Asia, women workers in India were at the forefront of strikes on tea plantations in Assam and in textile factories in Mumbai, while in Vietnam, after the war, women were instrumental in reconstruction and in creating cooperatives to defend jobs and wages. In Bangladesh, textile workers – among the most exploited in the world – led huge mobilisations against starvation wages and inhumane conditions, supported by the international voice of the WFTU. In Palestine, women workers – teachers, nurses, farmers and trade unionists – face extremely difficult working conditions, military occupation, demolitions and violence on a daily basis, while at the same time organising trade unions, solidarity networks and international campaigns supported by the WFTU.

In Africa, trade union history is inextricably linked to national liberation struggles. In Algeria, during the war of independence, thousands of women workers challenged colonial exploitation and actively participated in building new trade union structures. In South Africa, under apartheid, women workers in the textile, agricultural and domestic sectors led strikes and campaigns against segregated wages and structural violence. In Mozambique and Angola, women played a leading role in rebuilding trade unions after independence, often under extremely harsh conditions. In Senegal and Ghana, women workers in agricultural cooperatives and markets fought against poverty and exploitation, becoming pillars of their local communities.

In Latin America, the WFTU accompanied historic struggles against dictatorships and neoliberalism. In Chile, during the Pinochet dictatorship, many trade unionists were persecuted but continued to organise clandestine solidarity networks. In Argentina, textile and food workers led crucial battles against the erosion of rights and the devaluation of wages. In Brazil, women in health and education led huge mobilisations against cuts and privatisation. In Cuba, women workers played a decisive role in the development of education and public health and in the consolidation of the trade union movement, becoming an international example of women's participation.

In Europe, women were protagonists in post-war reconstruction and democratic struggles. In Italy, many trade unionists from the Resistance advanced fundamental gains such as equal pay, family leave and welfare. In Greece, women workers participated in the struggle against the dictatorship of the colonels and, more recently, led massive strikes against austerity measures that hit working families hard. In France, women workers were central to the major post-war mobilisations and the struggles of the 1960s and 1970s ( ). In Eastern European countries such as Poland, Bulgaria and Romania, women workers were at the forefront of the economic transition, defending healthcare, education and social rights against precariousness. In Portugal, after the Carnation Revolution, it was women workers who strengthened the role of trade unions in building a new system of rights.

This long trajectory shows us a simple but powerful truth: on every continent, in every era and under every regime, it has been working women who have fought the hardest, most consistent and most courageous battles for dignity, justice and freedom.

Women against war

Women's struggle is not limited to work: they are the first victims of war, but also the first voices of peace. In Palestine, working women face occupation, demolition, restrictions and military violence on a daily basis. Despite this, they lead trade unions, women's associations and international solidarity networks. Thanks to the support of the WFTU, their denunciations reach the whole world: against occupation, against injustice and against exploitation, Palestinian women transform resistance into organised action. Their struggle is a powerful example of how women workers can be protagonists of peace: every strike, every assembly, every mobilisation is a challenge to war and oppression. Today more than ever against occupation and genocide.

Fighting war today: the war economy, the EU and governments

Today, war is not only a military conflict, but also an economic system. Governments and the European Union see the war economy as the only way to manage crises, deficits and the profits of large corporations. Re-armament, rising military spending, trade wars and austerity policies imposed on the working classes show that war has become an economic model, as well as a social and political one. The WFTU, together with workers around the world, rejects this model: we demand investment in health, education, public services and worker safety, not in weapons. Women trade unionists, in particular, are often at the forefront of denouncing this perverse logic: they defend life, peace and the rights of peoples against the war machine.

We cannot talk about peace without talking about imperialism. Wars and the war economy are tools of imperialism, which exploits territories, resources and populations to accumulate profits and consolidate power. The WFTU and women workers around the world know that the struggle for workers' rights is inextricably linked to the struggle against imperialism: supporting oppressed peoples, denouncing military aggression, defending national sovereignty and building networks of international solidarity are all necessary actions for a just world. Working women, who often suffer first-hand the effects of imperialist wars, are at the forefront of this battle: every strike, every mobilisation against local or global injustices is an act of resistance to imperialism.

Today, as yesterday, the WFTU strongly affirms:

  • stop physical, economic and psychological violence against women;
  • stop wage discrimination and precarious employment, which mainly affect young women workers;
  • stop wars and imperialism, which destroy entire communities and exacerbate exploitation and poverty;
  • women's right to trade union representation and leadership in every sector and every country.

Eighty years of the WFTU mean eighty years of women who have fought, suffered, built and led. Women who have challenged dictatorships, multinationals, colonialism, imperialism and centuries-old prejudices. Women who have transformed the history of the global working class.

The future of the WFTU will continue to be in their hands: the hands that care, that produce, that teach, that build and that never give up.

Long live the struggle of women workers!
Long live international solidarity!
Long live the WFTU!