Germania: ennesimo attacco alle libertà sindacali
La UE non ammette il conflitto di classe
Da tempo gli industriali, i governi ed i sindacati legati alla CES (Confederazione Sindacale Europea) stanno componendo un sistema di relazioni sindacali, un patto tra produttori a livello UE, a sostegno delle politiche della troika.
In questa direzione vanno sia il testo Unico, firmato da CGIL, CISL e UIL e contestato dall’Unione Sindacale di Base e sia il progetto di relazioni sindacali di modello franchista, sostenuto dagli industriali baschi e denunciato dai sindacati baschi LAB ed ELA .
Ora è la volta della Germania il capofila politico ed economico dell’UE.
Giovedì 11 dicembre, infatti il governo tedesco preoccupato dalle recenti lotte dei sindacati dei ferrovieri e dei piloti, ha deciso di dare un ulteriore giro di vite ai diritti sindacali. Sostenuto dalle organizzazioni padronali, Il Consiglio dei Ministri tedesco ha approvato un progetto che ristabilisce la norma per cui nelle aziende, un solo sindacato sarà riconosciuto in sede di contrattazione, e gli accordi da questo stipulati avranno validità per tutti i lavoratori dell'azienda.
Nel 2010, infatti, il tribunale del lavoro, accogliendo le ragioni di un sindacato dei medici, aveva rivisto "Tarifeinheit" il sistema di relazioni industriali, che dava la rappresentanza in azienda e in alcuni settori industriali alla Deutscher Gewerkschaftsbund, (DGB – Confederazione Sindacale Tedesca),il sindacato maggioritario.
Una decisione, che ha subito visto le associazioni padronali e la DGB, avviare una campagna volta reintrodurre i cardini giuridici sui cui si basa il sistema concertativo tedesco.
Governo, industriali e DGB, infatti, hanno realizzato un sistema di relazioni sindacali basato sull’attitudine dei sindacati concertativi, a essere flessibili nelle loro trattative con il management aziendale e meno propensi alla mobilitazione.
I recenti scioperi dei lavoratori della Lufthansa e dei ferrovieri hanno messo a dura prova il nevralgico sistema dei trasporti, che veicola uomini e merci. La mobilitazione ha portato alla ribalta le ragioni dei lavoratori mettendo al tempo stesso in crisi il Mitbestimmu, ossia il sistema di «cogestione» che vede i tecnocrati sindacali della DGB sedere nei Consigli di sorveglianza (Aufsichtsrat) delle aziende con più di 500 dipendenti.
Vista l’attuale situazione di difficoltà legata alla crisi sistemica che sta facendo segnare il passo alla locomotiva tedesca, gli industriali, i finanzieri e sindacati concertativi si dimostrano ancora più insofferenti alle ragioni del diritto di organizzazione sindacale e di sciopero.
Mentre il sindacato Ver.di (Vereinte Dienstleisstungs Gewerkschaft – Unione Sindacale dei Servizi ) insieme ai sindacati di categoria di ferrovieri e piloti, ha bollato il disegno di legge come lesivo del diritto sindacale, la DGB insieme alle sue affiliate maggiori come l’IG metal l’ha immediatamente sostenuto.
Il leader dell’IG Metall Detlef Wetzel ha fatto l’apologia del proprio monopolio sindacale, dichiarando che “ancorandosi al principio di maggiore rappresentanza, la legge si è messa sulla strada giusta per assicurare contratti comuni".
Una dichiarazione in sintonia con quella del ministro del lavoro tedesco Andrea Nahles secondo il quale la legge è un incentivo per i sindacati di lavorare a più stretto contatto con le aziende. E’ toccato al Presidente dei datori di lavoro Ingo Kramer ,essere più esplicito,dichiarando che lo scopo è quello di stabilizzare la contrattazione collettiva, evitare che i processi di trattativa siano spezzettati e disgiunti, rafforzando la capacità degli accordi di assicurare la pace del lavoro".
Dopo il Testo Unico del 10 gennaio 2014, il progetto di relazioni sindacali degli industriali baschi, oggi arriva il progetto di legge del Governo Tedesco. Sono segnali politici molto gravi questi che vedono l’Unione Europea, attraverso la sua classe dominante disegnare un assetto istituzionale che mira espellere e a reprimere le organizzazioni sindacati conflittuali.
Per l’Unione Sindacale di base questo rappresenta una ragione in più per affermare la necessità di rompere la gabbia reazionaria costituita dall’Unione Europea, e per rilanciare a livello nazionale ed europeo l’ iniziativa e la mobilitazione contro la chiusura degli spazi sindacali e la repressione dei movimenti sociali .