DALLA LETTERA SEGRETA DELLA BCE UN ULTERIORE ATTACCO AI LAVORATORI PUBBLICI E UN RINGRAZIAMENTO A CGIL,CISL E UIL PER L'ACCORDO DEL 28 GIUGNO!

In allegato il volantino

Nazionale -

La lettera firmata da Jean-Claude Trichet e Mario Draghi, che la Banca Centrale Europea ha inviato al governo italiano il 5 agosto scorso, è stata integralmente pubblicata dal Corriere della Sera.  Una lettera che dimostra quanto le manovre economiche di Berlusconi e Tremonti siano state letteralmente dettate dal potere finanziario europeo e che le ”compatibilità di bilancio” a cui vengono obbligati i paesi europei come l’Italia e la Grecia sono destinate ad inasprire la macelleria sociale in atto.  Compatibilità di bilancio che tutte le forze che siedono in parlamento e i sindacati concertativi cgil, cisl e uil non intendono mettere in discussione.

 

La lettera nello specifico del lavoro pubblico chiede:

– una “riduzione significativa dei costi del pubblico impiego rafforzando le regole per il turn over e, se necessario riducendo gli stipendi”;

- la “piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali” che “ dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scale”, ordinando tagli pesanti alle spese per le “autorità regionali locali”;

- una “accurata revisione delle norme che regolano l’assunzione e il licenziamento dei dipendenti”;

- la riforma della “contrattazione collettiva, che incentivi accordi a livello di azienda o amministrazione in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 giugno afferma ancora la BCE si muove in questa direzione”;

- un intervento pesante sulle pensioni di anzianità, a partire dall’immediato allineamento delle pensioni delle lavoratrici pubbliche e private.


A tutto questo va aggiunta la riforma che dovrebbe essere approvata dall’ECOFIN il 4 ottobre e che impone all’Italia di ridurre ogni anno del 5% la parte del debito eccedente il 60% del PIL. Ciò si tradurrebbe in una tassa per gli italiani di 50 miliardi l’anno che andrebbero ad aggiungersi agli 80 miliardi di interessi del debito da pagare.



È evidente a tutti l’assurdità di tali imposizioni che hanno trovato accoglienza, per ora parziale, da parte del governo, ma che faranno sicuramente parte delle prossime imminenti manovre e che possono essere contrastate solo con una grande mobilitazione dei lavoratori pubblici intorno ad una piattaforma che ponga come centrale:

- il non pagamento del debito;

- modifiche del sistema che colpiscano non soltanto i grandi patrimoni ma anche i meccanismi finanziari che hanno determinato la crisi attuale, anche attraverso la nazionalizzazione delle banche e delle aziende pubbliche strategiche per il paese.

 



È necessario che i lavoratori pubblici rigettino con iniziative e mobilitazioni:

- lo smantellamento del pubblico impiego e la fine dello Stato Sociale;

- il blocco dei contratti e del turn over;

- la definitiva privatizzazione ed esternalizzazione dei servizi pubblici;

- l’attacco al sistema previdenziale.

 

È indispensabile proseguire nelle mobilitazioni sindacali che abbiamo messo in campo in questi mesi e che hanno visto la forte partecipazione dei lavoratori pubblici allo Sciopero del 6 settembre e che ci vedranno protagonisti in tutte le iniziative che si moltiplicheranno in questi giorni, compresa quella del 1° ottobre a Roma contro il pagamento del debito, sino alla grande manifestazione del 15 ottobre, sempre a Roma.