Concluso a Cipro il congresso mondiale dei lavoratori pubblici, Zola Saphetha eletto nuovo segretario generale TUI PS&A

Roma -

Si è concluso a Cipro il 13° congresso mondiale del TUI PS&A (Public Services and Allied), con l’elezione a nuovo segretario generale di Zola Saphetha, del sindacato sudafricano dei lavoratori pubblici NEHAWU.

A seguire la relazione del segretario generale uscente, Pierpaolo Leonardi e l’intervento di Cinzia Della Porta a nome del dipartimento internazionale USB.

 

 

Cari compagni, cari fratelli e sorelle

Prima di tutto voglio ringraziare il Paysek, il Peo, il segretariato mondiale WFTU e tutti coloro che hanno lavorato per la riuscita di questo congresso. Noi oggi rappresentiamo in questa sala una organizzazione internazionale che ha milioni di iscritti, che è una delle più antiche categorie della FSM e uno dei settori strategici per la difesa dei diritti dei lavoratori e dei popoli. La presenza di oltre 100 delegati e di oltre ….Paesi da tutti i continenti è già una garanzia di riuscita dei nostri lavori congressuali.

Affrontiamo questo congresso in un momento in cui da più parti si fa sentire forte la voce dei popoli che cercano di sottrarsi al dominio del capitale e di riconquistare indipendenza politica ed economica. Milioni di uomini e donne rifiutano le politiche di obbedienza ai diktat del Fondo Monetario Internazionale e affrontano a viso aperto gli apparati repressivi di difesa degli interessi imperialisti. A loro va il nostro saluto e il nostro appoggio.

Il quadro internazionale in cui teniamo il nostro XIII Congresso è in continuo movimento, ma il dato che lo caratterizza è quello dello stallo nella competizione interimperialista che però continua a produrre guerre combattute con le armi ma anche con sanzioni economiche, embarghi, colpi di stato, aggressioni al diritto dei popoli all’autodeterminazione e alla propria indipendenza. Questo scenario si protrae ormai da molto tempo e non è destinato a modificarsi nel breve periodo. La crisi del capitalismo spinge le maggiori potenze ad utilizzare gli strumenti antichi ma sempre attuali dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’uomo sulla natura e sull’ambiente per accrescere i propri profitti Sono le popolazioni e i lavoratori a subire le più gravi conseguenze di questa competizione interimperialistica sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo, in ogni continente e nella grande maggioranza dei Paesi. Essi devono affrontare lo sfruttamento, la povertà, la limitazione dei loro diritti al lavoro, l'aumento degli infortuni sul lavoro, l'accesso limitato all'assistenza sanitaria, all'istruzione, al diritto a una pensione dignitosa. In un'epoca in cui la tecnologia e la scienza hanno fatto enormi passi avanti, ci sono lavoratori e le loro famiglie senza accesso all'acqua potabile, al cibo e alle abitazioni. L'1% della popolazione possiede più dell'80% della ricchezza prodotta, mentre 4,5 miliardi e mezzo di persone vivono in povertà e miseria. Lo sfruttamento delle risorse che producono ricchezza sulla base del massimo profitto possibile, porta sia alla miseria per le popolazioni locali, sia a crimini ambientali e spingono i lavoratori a migrare in altri paesi, dove vengono utilizzati come manodopera a basso costo e flessibile, spesso senza accesso alle cure sanitarie e a un alloggio adeguato, con lavoro sommerso e senza diritti. Spesso i migranti sono vittime di attacchi razzisti, violenze e tratta di esseri umani.

Ma anche dall’interno dei Paesi il capitale attacca le condizioni di vita e di lavoro di milioni di esseri umani. Tutti i servizi indispensabili sono oggetto di una furia privatizzatrice, dall’acqua, alle fonti energetiche, alle risorse naturali. Le multinazionali fanno shopping di risorse e industrie strategiche lasciando ai lavoratori solo le briciole delle proprie ricchezze. Le privatizzazioni oltre a sottrarre ai lavoratori e alle loro famiglie diritti indispensabili, producono anche un abbassamento della capacità dei salari di mantenere un livello di vita adeguato; i servizi forniti diventano sempre più costosi e inaccessibili alle persone, mentre la loro qualità è sempre più scadente. I lavoratori dei settori privatizzati devono affrontare tagli ai diritti dei lavoratori, l'intensificazione del lavoro, più "incidenti" professionali e omicidi sul lavoro che secondo le stime dell’OIL sono giunti nel mondo a 2,3 milioni ogni anno. I continui aumenti dell’età pensionabile, come sta accadendo ad esempio in tutta Europa, stanno facendo crescere il numero degli incidenti e delle morti sul lavoro in maniera esponenziale tra i lavoratori over 60.

La spinta a distruggere l’apparato pubblico di sostegno alle popolazioni per favorire l’ingresso dei privati nella gestione di tutto ciò che può produrre profitti sta producendo ovunque fame e miseria e questo oggi accade anche nelle periferie dei Paesi a maggiore sviluppo. Salari e pensioni sono stati drasticamente ridotti, i servizi sanitari si stanno sempre più deteriorando, la direzione è quella di sostenere le grandi imprese e le banche, a scapito dei salari, delle pensioni, della salute e dell'istruzione della popolazione. I lavoratori, anche nei paesi più sviluppati, vedono il loro reddito svanire senza coprire i costi del mese, a causa della diminuzione dei salari, dell'aumento delle imposte dirette e indirette, dell'aumento dei costi energetici, della partecipazione ai farmaci e di altre spese.

La medicina universale per impedire che i lavoratori reagiscano a questo stato di cose è quella della repressione, dell’attacco al diritto di sciopero e di organizzazione sindacale, del dilagare della disoccupazione e della precarietà da usare come deterrente, del sostegno ai sindacati complici e corrotti che disarmano i lavoratori per garantire i profitti e la remunerazione del capitale sula pelle della classe lavoratrice. Si va affermando sempre più la piaga del lavoro informale, che interessa soprattutto le nuove generazioni e le donne, che è fatto di nessun diritto, salari da fame e da ricattabilità estrema che spesso inducono i giovani, soprattutto maschi, anche con un buon livello culturale, ad emigrare depauperando così di risorse umane e intellettuali il proprio Paese ed andando incontro molto spesso a nuovo sfruttamento e povertà e le donne ad una vita di sottomissione e di negazione dei propri diritti.

Nei servizi pubblici in cui lavoriamo, ogni giorno vediamo questi fenomeni di smantellamento del welfare realizzarsi sotto i nostri occhi. Interi pezzi degli apparati pubblici vengono privatizzati e passati sotto il controllo e il comando di imprese private e spesso di multinazionali. I lavoratori vengono spesso licenziati o sottoposti a profonde modifiche del proprio status economico e normativo. I salari dei lavoratori pubblici sono sempre più bassi e sule condizioni di lavoro e di salario pesa il continuo ricatto della trasformazione o della chiusura del proprio posto di lavoro. I lavoratori che vanno in pensione non vengono sostituiti e i carichi di lavoro per chi rimane al lavoro crescono ogni giorno e tutto ciò non viene contrastato in alcun modo dai sindacati corrotti e complici che accettano ogni peggioramento delle condizioni di lavoro purché rimanga intatto il proprio ruolo e i loro benefits.

L’avvento della digitalizzazione inoltre sta sempre più, almeno nei paesi avanzati, sostituendo il lavoro umano e anche questo produce ulteriore disoccupazione. La richiesta di una riduzione dell’orario a parità di salario diventa dunque una parola d’ordine generale per avere migliori condizioni di vita e di lavoro, favorire nuova occupazione ed un vero ricambio generazionale nelle pubbliche amministrazioni e contrastare i tentativi di definitivo smantellamento della pubblica amministrazione.

Se i problemi che affrontano quotidianamente i lavoratori dei servizi pubblici sono simili in ogni parte del mondo, è compito delle organizzazioni sindacali di classe dei servizi pubblici costruire una forte unità di azione che, in ogni Paese e in ogni Regione organizzi la lotta e la resistenza agli attacchi al mondo del lavoro e per ottenere maggiori diritti in un quadro di trasformazione della società per un mondo senza sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura.

Il nostro XIII Congresso deve segnare una svolta nelle nostre relazioni. Nei quattro anni che ci separano dal precedente Congresso abbiamo cercato di migliorare la qualità del nostro lavoro proponendo un metodo e degli obbiettivi comuni per favorire proprio l’unità di azione dei sindacati dei servizi pubblici, per fornire ai lavoratori dei nostri Paesi più strumenti di lotta. Con qualche difficoltà si sono ricostituite le strutture regionali della TUI PS&A, il lavoro dei Vicepresidenti in questo senso è stato importante anche se non in tutte le regioni sempre sufficiente. Abbiamo sostenuto le iniziative di lotta, gli scioperi, le mobilitazioni che avvenivano nei vari Paesi e nei vari continenti cercando di far sentire ai lavoratori la vicinanza e la solidarietà dell’intera organizzazione nel momento in cui più ne avevano bisogno.

Abbiamo cercato di partecipare ai Congressi delle organizzazioni affiliate quando queste ce lo hanno comunicato per tempo e quando riuscivamo a trovare le risorse economiche per sostenere i costi dei viaggi, vista la assoluta inadeguatezza delle risorse economiche a disposizione. Abbiamo spesso trovato difficoltà nella comunicazione tra le varie realtà e abbiamo cercato di superarle attivando un sito web e una pagina facebook e chiedendo alle varie organizzazioni di fornirci notizie, documenti, analisi da far circolare per arricchire il patrimonio politico e ideale dell’organizzazione in un’ottica di crescita per la TUI e per tutta la WFTU. Anche su questo fronte abbiamo trovato difficoltà e disattenzione.

L’attività internazionale ed internazionalista per un sindacato di classe non può e non deve essere una attività come le altre, non può essere affrontata con sufficienza. Senza una visione e un’azione internazionalista le nostre lotte rischiano di essere inadeguate, rischiamo di vedere l’albero e non la foresta. Siamo convinti che la vicinanza alle lotte di una organizzazione, la solidarietà espressa dalle organizzazioni di altri Paesi siano uno strumento fondamentale di sostegno che da maggiore forza ai lavoratori nelle loro battaglie. La crescita della TUI PS&A in questi anni c’è stata, nuove organizzazioni hanno deciso di affiliarsi alla nostra TUI, con altre abbiamo intrecciato relazioni e ci auguriamo che al più presto decidano di aderire e di entrare stabilmente a far parte della TUI.

Siamo certi che il nuovo Segretariato che uscirà da questo Congresso saprà far crescere ancora di più la presenza della TUI PS&A in ogni Paese e in ogni continente e che l’iniziativa politica e sindacale della nostra TUI rappresenterà uno stimolo per la crescita in ogni continente della nostra presenza.

Ci auguriamo che le tutte le organizzazioni aderenti alla TUI PS&A scelgano anche di affiliarsi alla WFTU per rafforzare l’enorme lavoro che la nostra Federazione mondiale sta facendo per rilanciare e far crescere il peso e il protagonismo dei lavoratori nel mondo, per sconfiggere lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dell’uomo sulla natura, per cambiare il mondo, per affermare il socialismo.

Viva la TUI PS&A

Viva la WFTU

 

 

Cari compagni,
a nome di USB Italia saluto il XIII congresso mondiale dei lavoratori del pubblico impiego della FSM.

La fase e la situazione in cui noi, come sindacati di classe, oggi, ci troviamo a lottare per costruire il sindacato di massa, internazionalista è complessa e difficile.
Lo scenario internazionale di crisi sistemica del capitale non vede soluzione.
Siamo di fronte ad una nuova fase storica, di “competizione globale” tra blocchi economici e paesi capitalisti, con al centro lo scontro tra i poli imperialisti più potenti: EU e USA.
In questo drammatico scenario, l’Unione Europea sta ristrutturando il proprio assetto con processi di centralizzazione economico-finanziaria, istituzionale e militare, funzionali alla competizione internazionale. Non a caso la brutale riduzione delle risorse destinate a sanità, scuola, welfare, lavoro serve ad accumularne altre da destinare alle spese militari, anche al di fuori dei vincoli del Patto di Stabilità previsto dai trattati europei e addirittura consentendo l’emissione di titoli di debito pubblico finalizzato alle spese per la Difesa.
L’Unione Europea usa questa contraddizione epocale fomentando odio verso i migranti, con campagne ideologiche utili a dividere il popolo e a governare i vari Stati nazionali attraverso politiche di vera e propria “guerra sociale”: i cosiddetti memorandum e le raccomandazioni, che vanno nella direzione di taglio allo stato sociale e alle pensioni, innalzamento dell’età pensionabile, distruzione dei diritti del lavoro.
La strategia e le priorità delle politiche europee sono tutte improntate a sostenere la capacità aggressiva del polo economico Europeo: la creazione di un “contesto favorevole agli imprenditori”, l’adeguamento del mercato del lavoro e del welfare state alle necessità imprenditoriali, l’ aumento degli spazi e delle aree di mercato (liberalizzazioni e privatizzazioni), l’organizzazione e la specializzazione delle economie (con una divisione internazionale a livello europeo dei settori industriali e dei servizi). L’attacco ai lavoratori in generale e in particolare ai lavoratori pubblici, attraverso tagli, aumento della precarietà e privatizzazione di servizi pubblici essenziali.
In questa fase storica il meccanismo competitivo aumenta a dismisura. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: da una parte la potenza dell’integrazione produttiva su scala planetaria impone ai poli imperialisti occidentali di livellare al ribasso i salari, per competere con le economie emergenti, dall’altra si sta formando un immenso “esercito industriale di riserva”, composto di disoccupati interni e migranti spinti alle porte dei paesi dalla rapina colonialista e dalle guerre di conquista.
Si restringono i margini di profitto a causa della limitatezza obiettiva di un mercato globale sempre più conteso da potenze economiche e commerciali rampanti.
Questa nuova condizione costringe i governi  a capitalismo “maturo” a sviluppare politiche di attacco sistematico al salario e ai diritti dei lavoratori nei propri paesi, al sistema di protezione sociale (welfare), all’occupazione, con licenziamenti di massa a causa delle delocalizzazioni produttive e dell’automazione, al fine di ottenere il massimo profitto con il minimo investimento in Forza Lavoro. Le immense risorse economiche vengono investite nel circuito finanziario, dati i sempre più limitati margini di profitto nel sistema produttivo, determinando bolle speculative che aggravano la crisi.
Un circolo vizioso che determina una spirale di guerra e morte per le masse popolari e i popoli di tutto il mondo.
In questo contesto, l’attacco al pubblico impiego e ai servizi pubblici è continuato senza sosta, sotto la regia della Commissione europea, della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale, sovradeterminando i governi nazionali. La troika europea è un esecutore attento e spietato delle politiche di austerity e di tagli alla spesa sociale. La scure della Spending review, il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione, la compressione degli organici ha prodotto la perdita di 300.000 posti di lavoro nel pubblico impiego e la soppressione o privatizzazione di molti servizi.
Nell’attacco sistematico ai lavoratori pubblici la funzione di cgil cisl e uil, non ultima con la firma dell’ultimo CCNL, è ormai palese.
Così come nel nostro paese, le organizzazioni sindacali concertative organizzate nella Confederazione Europea dei Sindacati, hanno la funzione di veicolare le politiche della troika europea, inserendo nelle trattative e nei contratti i provvedimenti antipopolari imposti attraverso le direttive, i trattati e le imposizioni neoliberiste che stanno distruggendo progressivamente i diritti acquisiti dal dopoguerra con le lotte del Movimento Operaio europeo. Una funzione sempre più difficoltosa, a causa delle mobilitazioni popolari che si stanno determinando nei vari paesi, come in Francia con i gilet jaune. Un malessere sociale che stiamo intercettando anche in Italia, attraverso una funzione sindacale dinamica ed in espansione in tutto il mondo del lavoro, nella lotta per il diritto alla casa, contro la disoccupazione e la precarietà.
Nonostante la difficile condizione politica e sociale nella quale operiamo, l’Unione Sindacale di Base è quotidianamente impegnata nella costruzione e nel sostegno delle lotte in tutti i settori di lavoro, pubblico e privato, per unire i migranti, i lavoratori, i pensionati, i disoccupati, i senza casa, i braccianti, al fine di connettere chi oggi, pur appartenendo alla stessa classe, è stato diviso scientificamente dal capitale. In questo lavoro di ricomposizione del nostro blocco sociale di riferimento la lotta contro la guerra, come abbiamo cercato di dimostrare in queste brevi note, non è un orpello ideologico o propagandistico, ma elemento centrale della più generale lotta contro il capitalismo.
Cari compagni e care compagne, dovremo affrontare una fase storica di grandi conflitti e cambiamenti, nella quale l’organizzazione e l’unità dei lavoratori giocherà un ruolo fondamentale, per cambiare i rapporti di forza internazionali a favore della nostra classe e del progresso dell’umanità.

USB Dipartimento Internazionale