TRATTATO TRANSATLANTICO PER IL COMMERCIO E GLI INVESTIMENTI

Aggiornamenti ad ottobre 2015


Questa sintesi per diffondere aggiornamenti sullo stato dei negoziati ttip è stata possibile anche grazie al lavoro sistematico di parlamentari europei del Movimento 5 Stelle incaricati da gruppo di seguire il TTIP.


In questi giorni si sta svolgendo negli USA l’11° incontro negoziale tra Usa e UE  sul TTIP  a conclusione dei lavori lunedì 26 ottobre  i rappresentanti americani terranno una Conferenza stampa.
Questo undicesimo round è ritenuto un passaggio importante probabilmente perché potrebbe segnare un punto di non ritorno.
Le trattative come già sottolineato in precedenza  si presentano difficili.  Ormai si è chiaramente concretizzato lo scontro tra i due poli in competizione Usa e UE che stanno affilando ognuno le proprie armi economiche commerciali, politiche.
Per mesi  si sono svolti gli incontri tra i negoziatori delle due parti senza che nulla di concreto trapelasse.
Poi a Luglio le raccomandazioni del Parlamento europeo alla Commissione, raccomandazioni segnate inesorabilmente dallo  scontro politico ma assolutamente in accordo sul si al Trattato, tra la destra e il centro destra al Parlamento europeo e proprio per questo mediate in alcuni punti importanti.
Poi l’accelerazione .Nel mese di Settembre due importanti quotidiani di Francia e Germania hanno riportato chiare prese di posizione  che somigliano  a vere e proprie incursioni contro il TTIP e i “desiderata” nord americani.
 Lo  scorso 29 settembre  il Segretario di Stato al Commercio Estero della Francia  in una intervista ha dichiarato che “   i negoziati  tra Usa e UE per il libero scambio si stanno svolgendo in una mancanza totale di trasparenza e in una grande opacità che pone un problema democratico” ancora MatthiasFekl ha dichiarato che” i negoziati in corso o non avanzano oppure vanno in una direzione sbagliata. Per questo la Francia tiene aperte tutte le opzioni compresa l’interruzione pura e semplice dei negoziati”.
Il Responsabile del Commercio Estero francese ha poi denunciato che i deputati statunitensi hanno accesso ad un numero di documenti molto maggiore rispetto a quelli europei che invece dovrebbero avere accesso  ai documenti non solo in stanza sicure dell’ambasciata americana come è accaduto fino ad ora.
Ma non è tutto il ministro francese aggiunge che per raggiungere un accordo l’UE ha moltiplicato le sue concessioni in tutti campi ma non ha ricevuto dalla controparte  alcuna offerta seria, né per l’accesso ai mercati pubblici né a quelli agricoli e agroalimentari che restano fermi. Ha inoltre sottolineando  che  gli americani non sembrano dare segnali di voler tenere in conto i desideri della UE sui servizi o sul problema dei tribunali arbitrari privati gli Isds al centro di forti critiche in Europa tanto che la Commissione ne ha chiesto una versione riformata.
Lapidario Il commento del portavoce della Commissione  Europea “prendiamo atto di queste dichiarazioni e possiamo dire che se non ci sono progressi nei negoziati non c’è niente da bloccare. La Commissione resta pronta a far avanzare i negoziati in base alla volontà degli stati membri che sono al corrente di tutti gli sviluppi.”
Anche la Germania sta mostrando la sua determinazione: La fonte principale di queste novità è un articolo del Suddeutsche Zeitung, uno dei più importanti quotidiani tedeschi, ripreso in inglese da varie testate fra cui Euractiv.
La stampa tedesca sostiene che la Commissione Europea chiederà agli USA di basare la discussione che è iniziata  lunedì 19 ottobre su ambiente e affari sociali nel TTIP, su due accordi internazionali mai ratificati dagli Stati Uniti.
E c’é anche una – seppur parziale – conferma ufficiale
La proposta UE di basare le trattative per il TTIP su trattati internazionali mai recepiti dagli USA equivale a porre  un grosso ostacolo sulla strada del TTIP stesso, fermo restando che l’UE – se vuole – può sempre trovare una qualche via d’uscita.
L’articolo sostiene che l’UE vuole basare le trattative con gli USA per il lavoro e l’ambiente all’interno del TTIP, rispettivamente, sui principi dell’ILO – Organizzazione Internazionale del Lavoro che fa capo all’Onu - e sui “principi delle convenzioni internazionali sulle sostanze chimiche e i rifiuti che l’America non ha ratificato”: l’ultimo riferimento, probabilmente, é alla Convenzione di Stoccolma del 2001, per la diminuzione ed eliminazione degli inquinanti organici persistenti. Gli Stati Uniti hanno firmato la Convenzione di Stoccolma ma non l’hanno mai approvata.
 Quanto all’ILO, gli Stati Uniti hanno ratificato solo 2 delle 8 convenzioni fondamentali dell’ILO: quelle contro la discriminazione sul lavoro e contro il lavoro minorile. Fra l’altro, gli USA non hanno mai accettato le convenzioni ILO su contrattazione collettiva e libertà sindacale.
 Pressata dalle critiche sul TTIP, la Commissione Europea ha pubblicato pochissimi giorni fa addirittura un libro per difenderlo e per difendesi: un ebook con le sue dichiarazioni di intenti e le sue promesse relative al trattato. A pag. 10 dell’edizione in italiano si legge:”.
E’ evidente che nulla può essere dato per scontato sulla conclusione del negoziato in senso positivo o negativo certo che le ultime prese di posizioni sembrano ipotecare pesantemente l‘andamento del negoziato che ricordiamo è iniziato nel 2013 e i negoziatori americani sperano di concludere entro la fine del mandato di Obama fine 2016 anche sull’onda del TTP appena concluso con i paesi del Pacifico.
Il mega trattato – ricordiamo che si rivolge ad un mercato che riguarda circa 800 milioni di cittadini -  che Usa e Ue stanno negoziando da oltre due anni rischia tempi molto più lunghi e secondo molti esperti è ancora a d uno stadio quasi preliminare con un 30% del complicato lavoro di raccordo già compiuto tra i due diversi regolamenti e punti di vista, solo 11 testi specifici “integrati”  e molti nodi difficili da sciogliere ancora non affrontati .
Giocano contro considerazioni anche geopolitiche . Bergesten  ( direttore del Peterson Center for International Economics  di Washington  e accreditato ufficiosamente come l’ispiratore  in Obama del TTIP e TTP  afferma anche che i trattati di libero scambio sono basati sulla politica estera e sulla strategia politica che fanno emergere che la maggiore preoccupazione strategica Usa è al momento il contenimento della Cina. Steven Billet consulente per la George Washington University alla luce della attuale situazione politica negli Usa dà meno del 50% di possibilità al TTIP di vedere la luce con Obama.

Il tempo dirà come si concluderà questo scontro vero tra Usa e UE

Interessante l’analisi del voto  al Parlamento Europeo sulle raccomandazioni relative al TTIP  alla Commissione Europea ,le raccomandazioni sono state approvate con 436 sì (61%), 241 no (34%) e 32 astensioni (5%).
Le forze politiche del Parlamento Europeo (fra parentesi i partiti politici italiani che ne fanno parte) avevano dato queste indicazioni:

•    S&D (PD): sì
•    PPE (Forza Italia, Nuovo Centrodestra-Unione di Centro, Sud TirolerVolkspartei): sì
•    EFDD (M5S) no
•    ALDE: sì
•    ECR: sì
•    ENF (Lega Nord): no
•    GUE (L'altra Europa con Tsipras): no
•    Verdi: no

 Infine la mobilitazione:lo scorso 10 ottobre a Berlino hanno manifestato oltre 200.000 persone contro il Trattato , tanto che la Commissione Europea ha dovuto decidere di pubblicare un libro sul TTIP con le sue dichiarazioni di intenti e le sue promesse relative al trattato tanto che addirittura si spinge  ad affermare : “Vogliamo far sì che il TTIP contenga impegni volti ad assicurare che sia gli USA che l’UE rispettino gli standard essenziali di protezione dei lavoratori stabilite nelle principali convenzioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro.

Da notizie Ansa /New York del 31 Ottobre 2015 riportiamo la seguente dichiarazione di parte statunitense alla fine dei lavori:
“ il negoziato TTIp non avanza. L’undicesimo round di colloqui tra Usa e Unione europea si è concluso  a Miami  con le posizioni di entrambi sempre più distanti. E ora anche gli Usa sono scettici sulla possibilità di poter arrivare ad un accordo entro la fine del mandato presidenziale di Barack Obama.


Ottobre 2015